NON È ANCORA DOMANI
La vicenda closing ha catturato tutti come una sorta di grande fratello, in cui si era tutti a rincorrere lo scoop, tutti (o quasi) ad evitare la nomination per non essere eliminati dal gioco. In tutto questo periodo (lungo) di tira e molla, di santi, poeti e navigatori (o meglio galleggiatori), la squadra, con gli uomini contati, ha profuso le residue energie in mezzo ad acciacchi fisici di ogni genere e incertezze. Ma gli occhi di tutti erano altrove.
I miracoli sono tali perché non si ripetono a lungo e così si perde a Catania prima e Valmontone poi.
Closing, pur essendo una parola un po’ strana non è una medicina miracolosa, almeno nell’immediato.
Servono al più presto un’organizzazione in cui tutti i ruoli dirigenziali vengano occupati da persone giuste al posto giusto e una liberatoria che consenta di arricchire un roster che merita di giocarsela fino in fondo.
Che Mecacci sia, come dice lui, un ottimo “gestore” lo abbiamo capito, ma è il momento che torni a fare esclusivamente il COACH, per evitare a lui futuri problemi d’identità al rinnovo dei documenti alla voce professione, e far capire a noi cosa è capace di fare senza pensieri di altra natura.
Naturalmente a tutto ciò la Mood Project sta lavorando da pochi giorni e, liberatoria permettendo, arriverà anche un rinforzi, ma nel frattempo non sparate sul pianista nemmeno sugli orchestrali. E se anche dovessero sbagliare qualche accordo, loro continuano a suonare a testa alta.
La lunga notte è finita, ma non è ancora domani…
Foto Viola Reggio Calabria 1966
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