ERA URA CAZZU!
Era troppo importante, e non importa se è arrivata dopo un primo tempo da incubo condito da una mezza papera di Colombi che confonde il Curi per una piscina olimpionica e, praticamente, si lancia come la Federica Pellegrini dei bei tempi dal blocco di partenza.
Al minuto 38 una congiunzione astrale improvvisamente favorevole ha cambiato le carte in tavola, quella stessa congiunzione astrale che ha reso drammatica la serata di Stefano Gori, assoluto protagonista all’andata (in positivo) e vittima della peggiore delle iatture al ritorno. Lento come un impiegato nella partita tra colleghi sul primo gol, trascinato oltre la riga dal timido tentativo di Di Chiara, nemmeno fosse il tiro della tigre di Marc Lenders.
È, come se non bastasse, ci si è messo anche l’impietoso e nervoso Castori a completare l’opera con una umiliante sostituzione.
Per la prima volta anche il VAR ci ha dato ragione sul gol di Di Chiara e evidenziando, dopo 3 interminabili minuti, la posizione regolare di Canotto che era parsa tale fin dal primo replay.
L’abbraccio corale in occasione di ogni segnatura e l’esultanza liberatoria di Inzaghi, che dopo il vantaggio del Perugia sembrava un uomo solo e spaesato hanno completato la serata.
Unica nota stonata l’ammonizione di Hernani, un gol e un assist per lui, che gli costerà la squalifica.
Era ura cazzu, recitava lo striscione di Alfredo Auspici a Perugia 35 anni fa e oggi, di nuovo in quello stesso stadio, con capitan Sasso in tribuna (vittoria come lo scorso anno) diventa un urlo liberatorio nella settimana santa che, si spera, sia l’inizio della risurrezione amaranto.