UNA VIOLA NEL DESERTO
C’è una Viola che sa solo vincere, parliamo della Pallacanestro Viola Supporters Trust giunta alla decina affermazione su altrettante partite.
L’ultima in ordine di tempo con un disarmante 107-59 sulla malcapitata Lamezia, ma c’è anche un dato abbastanza evidente.
Sabato al Pala Calafiore ci saranno stati sì e no 200 persone, nonostante l’ingresso libero, e si tratta di un dato che si ripete ormai da qualche giornata dopo i numeri non esorbitanti, ma incoraggianti, di inizio campionato.
Chiedersi il perché ci sembra normale e crediamo che i motivi siano molteplici.
Innanzitutto il poco appeal di un campionato a 7 squadre di cui 3 che giocano praticamente solo con ragazzi, e che offre poco spettacolo.
Mettiamoci anche un regolamento complicato quanto una nottata a risiko che prevede spareggi e contro spareggi, peraltro in terreno neutro, nella speranza di conquistare un posto in B. Ma non possiamo trascurare le vicende interne.
Le vicissitudini degli ultimi anni hanno allontanato il pubblico dalla Viola, questo è innegabile. Il basket, rispetto al calcio dove gli scandali sono all’ordine del giorno, era ritenuto uno sport “pulito” e, quanto successo a Reggio Calabria, ha scoraggiato quei simpatizzanti che avevano comunque piacere a seguire le sorti della squadra storica della città.
Le divisioni interne sono un altro enorme fardello. A Luglio c’era il serio rischio di vedere in campo due progetti di rinascita Viola, oltre alla Scuola di Basket che continua sulla linea dei giovani. L’opinione pubblica, piuttosto che schierarsi con l’uno o con l’altro, avrebbe sperato in una unità di intenti che non c’è stata e, al momento, non c’è.
Il mancato ritorno sugli spalti dei TOTAL KAOS, e non intendiamo per nessun motivo andare a giudicare la scelta, ha privato la squadra del cuore pulsante e di un effetto trascinante verso chi ha il piacere di vedere una partita di basket anche per il contorno. Dal canto loro, procedere con il progetto Basket popolare con la REGHION ha contribuito a rendere il campionato CSI, già ricco di contenuti tecnici, più interessante e appetibile per gli appassionati della palla a spicchi.
In ultimo, non in ordine di importanza, il progetto Trust che ha avuto il grande merito, oltre che di imbarcarsi in questa difficile avventura, di chiudere un numero di contratti di sponsorizzazione degno di un team di serie A2. Di contro il numero dei soci (circa 200) non sembra all’altezza delle aspettative se si pensa che a Trento, nel 2014, il nascente Trust raggiunse 500 soci in pochi mesi. Anche qui non è compito nostro cercare le motivazioni, ma siamo certi che qualche domanda se la siano posti i soci stessi, così come siamo convinti che vi saranno ulteriori iniziative per far crescere la compagine sociale.
Di fatto la ripartenza dal basso sta producendo vittorie senza soluzione di continuità sul parquet in mezzo ad una cornice fin troppo spoglia.