UN REGGINO DOPO 36 ANNI
Mimmo Toscano, 36 anni dopo Rosario Sbano è il terzo Reggino a sedere sulla panchina amaranto. L’altro oriundo fu Ottavio Garibaldi Misefari, Reggino di Palizzi allenatore amaranto nel lontano 1944-45, stagione della rinascita dopo il fallimento del 1935, per intenderci la prima A.S..
Come Misefari e Sbano, anche Toscano ha indossato la casacca amaranto da calciatore conquistando la promozione in B nel 1995 e segnando a Reggio Emilia uno dei gol salvezza l’anno successivo.
Da allenatore ha al suo attivo ben 4 promozioni: 2 col Cosenza consecutive dalla D alla Prima Divisione e una ciascuna con Ternana e Novara dalla Prima Divisione alla serie B, soprattutto vanta una percentuale di vittorie in serie C superiore al 45% e una media di 1,35 gol realizzati a partita.
In una bellissima intervista rilasciata il Dicembre scorso a Gianluca Di Marzio (QUI il link) Mimmo racconta la sua infanzia del tipico ragazzino Reggino nato negli anni ’70:
“Mi emoziono sempre quando parlo della mia infanzia per le vie di Reggio Calabria. Ripenso alla mia terra, a quei pomeriggi che giocavi anche quattro ore di fila pur di tenere il campetto occupato e non lasciarlo ai più grandi, agli schiaffi di papà quando tornavo a casa e per tirare le punizioni alla Maradona avevo rotto qualche specchietto o qualche finestra. Ripenso a mamma che è venuta a mancare lo scorso aprile, a quanto mi manchi. Ripenso alla mia famiglia, a tutto quello che mi ha insegnato, ai valori che mi ha trasmesso. Ripenso alla strada, alle pietre che andavi a raccogliere in qualche campo intorno per far le porte”.
Predilige il 3 5 2, ma tre anni fa ad Avellino dichiarò:
“I moduli li ritengo numeri che servono ai giornalisti per descrivere un sistema di gioco in campo. Oggi il calcio è di una duttilità incredibile e i moduli lasciano il tempo che trovano. Quello che credo sia importante sono i principi e i concetti che porto avanti e che ritengo necessari, concetti di un calcio aggressivo e propositivo con una squadra che deve concedere poco e che possa creare i presupposti per divertirsi e far nascere sempre situazioni importanti. A mio avviso un calciatore non deve avere ruoli predefiniti ma regionare sempre attraverso un senso di duttilità che gli consente di saper far più cose per essere sempre pronto al servizio della squadra“.
Mimmo gioca oggi forse la sua sfida più importante, la più bella, pronto a dare tutto se stesso per quello che è un sogno di un’intera città, ecco perché Gallo lo ha voluto a tutti i costi aspettando che tutto si sistemasse per averlo in amaranto.
Buona fortuna Mimmo, ne avrai bisogno, così come di gente come Sergio Campolo, tuo grande amico e altro Reggino DOC che, chissà mai, potrebbe tornare ad avere un ruolo dopo due anni.