IL DITO E LA LUNA
Sabato è stata scritta un’altra pagina epica della storia dello sport di questa città, prima ancora che della Reggina.
Quasi 16.000 spettatori paganti (l’anno scorso di questi tempi non si superavano 2.500), un derby spettacolare in campo e sugli spalti, coreografia da serie A, partita di livello superiore e, ciliegina sulla torta, la vittoria giunta sul finale.
Eppure, l’argomento che ha monopolizzato (giusto per restare sul pezzo) la domenica, è stato la maglietta di Gallo. Ha fatto bene, caduta di stile, ecc.
Della magia e pazzia tattica di Toscano e Napoli poco o nulla, di una partita splendida manco a parlarne, solo la maglietta, al più il commento, vicino al delirio quando parla di due pali, delle parole di Auteri.
Non ce ne voglia il presidente, ma l’impressione è che in questa città (e non solo) sono rimasti in pochi ad essere in grado di parlare di calcio. Sarà che sabato i continui accorgimenti tattici dei due allenatori, anche dovuti alle espulsioni, hanno mandato in confusione i più.
La Reggina è stata capace nel primo tempo di giocare con saggezza, subendo il maggiore possesso palla dei giallorossi, ma creando i pericoli maggiori.
Dopo l’espulsione ha giocato da grande squadra, senza disunirsi e non rinunciando a proporsi.
Nella ripresa, ristabilita da un mediocre fischietto la parità numerica, gli amaranto hanno avuto il controllo del match. La mossa a sorpresa di Toscano e Napoli è stato lo scacco matto. D’altronde chi vuole vincere deve anche rischiare e la Reggina questa vittoria l’ha voluta fino alla fine.
Può fregar poco, ma sono tornato a casa con le gambe ancora tremolanti e con in testa delle immagini che resteranno indelebili nella infinita collezione di emozioni amaranto.