EMANUELE, LA STORIA NON SI DISCUTE
Era il Gennaio del 2015 e, quando fu chiamato dal presidente, Emanuele Belardi non ebbe tentennamenti: non si può dire di no alla Reggina! Chiamò con sé l’amico di una vita, un altro cuore amaranto: Bruno Cirillo. “Tu devi venire a Reggio con me.”
Insieme a loro arrivò un altro guerriero: Totò Aronica. Avevano intuito che la situazione fosse complicata, ma la realtà era anche peggiore di ciò che pensavano.
A Foggia Giacomo Tedesco decide di mettere Belardi in panchina. È un momento difficile, uno dei tanti, lo scoramento sembra prendere il sopravvento. Un momento di debolezza e: “Bruno, io vado via, che ci sto a fare qua?”. Cirillo con decisione guarda negli occhi l’amico e il compagno di mille battaglie: “Mi hai riportato tu qui, adesso resti con me fino alla fine!”
Emanuele, dopo Martina Franca, su Twitter si lascia andare ad uno sfogo: “Onore ai miei compagni d squadra che si allenano e sperano nelle stesse condizioni del Parma e Savoia senza chiedere aiuto grazie.”
Lo sconforto sembra prendere il sopravvento in attesa di una sentenza che potrebbe aprire uno spiraglio. Sarà playout, contro il Messina che ci aveva sbeffeggiato dopo un netto 4-1. Belardi, Cirillo, Aronica e Di Michele sanno che toccherà a loro, insieme a Giacomino, prendere per mano i compagni per tentare l’impresa.
Beh come è andata in quelle due partite lo sanno tutti, è qualcosa che resta a prescindere da ciò che è accaduto dopo. I guerrieri, I cuori amaranto avevano messo l’ultimo sigillo amaranto della loro carriera agonistica. Un sigillo di amore eterno!