VIOLA, ALLA RICERCA DELLA REGGINITÀ (PERDUTA?)
Nuovo logo col ritorno in grande stile del pesce spada, coach reggino, serie B ritrovata: questi i presupposti della Viola 2020 – 2021 che, grazie soprattutto all’opera del Supporters Trust, ha trovato lo slancio per ripartire.
C’è da riconquistare, covid permettendo, l’entusiasmo e la presenza al palasport, forse l’impresa più difficile dopo anni di cocenti delusioni. L’immagine degli oltre 4.000 presenti risale ormai all’ultima stagione di legadue con Calvani in panca.
L’anno della B con Mecacci e la sua banda di matti, nonostante i risultati, non ha coinvolto più di 1.000 – 1.200 persone.
Lo scorso anno non è valutabile trattandosi di una C Silver con ingresso gratuito che certamente non poteva avere molto appeal.
La Viola, così come la Reggina è a volte anche di più, è stata espressione di REGGINITÀ, di orgoglio, di appartenenza.
La mente vola alla prima promozione in A2 ed ad un gruppo formato da Reggini puro sangue (Lucio Laganà e Umberto Gira in testa) e da altri che lo sono diventati d’adozione come Mario Porto e Massimo Bianchi.
Le scelte del giudice Viola, ma anche di chi è subentrato alla guida della società, si basavano innanzitutto sul lato umano e poi su quello tecnico. Ecco perché a Reggio molti hanno messo radici o comunque hanno creato un legame indissolubile con la città. Ci sarebbe da stilare una lista lunghissima di nomi e rischieremmo di dimenticare qualcuno. La Viola non era una semplice squadra di basket. Il ” Qui non si muore mai” di capitan Santoro è l’emblema di una realtà che era un tutt’uno con la città.
Il roster che si sta completando è in linea con gli obiettivi tecnici stagionali, ovvero il mantenimento della categoria. Insieme agli obiettivi tecnici c’è però anche quello, altrettanto importante, di riportare la gente al palazzo, di creare, o ricreare quel legame forte tra la Viola e la città. In quest’ottica forse alcune scelte potevano essere diverse e forse più coraggiose. Inserire nel roster giocatori a Km 0 sarebbe stata una scelta vincente. Si era parlato a lungo di Smorto e anche di Luca Laganà. Due occasioni ad oggi mancate che avrebbero garantito, al di là del valore tecnico, un maggiore tasso di regginità e qualche centinaio di posti in più occupati al palazzo.
Rinsaldare il rapporto con il territorio e aumentare la base di presenze e, nel breve e medio periodo, di associati. Per fare questo occorre però aprirsi ancora di più, perché no, anche alle critiche, senza cercare per forza il consenso unanime, recuperare alcuni rapporti imprescindibili per trasmettere nuovamente quell’entusiasmo, quel sentimento di appartenenza.
Ci vorrà tempo e non sarà semplice, ma onore al merito a chi ci sta provando con impegno e sacrificio.