COSÌ PARLÒ MATTEO
Venti minuti tutti d’un fiato, non una banalità.
Matteo Mecacci è un fiume in piena a modo suo nel corso di Break in Sport su Antenna Febea.
Federico Minniti, che lo conosce bene, sa che non c’è bisogno di tanti giri di parole: domande semplici, dirette e Matteo non si sottrae, dice tutto usando il fioretto e non la sciabola, ma non sbaglia una stoccata.
“È stato infranto il nostro sogno nel momento più bello della stagione. Personalmente sono abbastanza nauseato”. E come dare torto a chi comprende il sentimento di tutti noi.
E poi:
“Tante persone hanno contribuito in maniera positiva o negativa. Forse troppe. Qualcuno l’ha fatto in maniera disinteressata, qualcun altro soltanto per avere visibilità sui media. L’ho ripetuto mille volte: serviva una figura di raccordo sotto il profilo generale. Sono stato inascoltato. Non si trattava di scegliere un nome, ma di darsi un’organizzazione reale”.
Solo chi non vuole, non capisce a chi si riferisce il coach pur senza fare nomi e cognomi. Ma Reggio Calabria è ormai schiava delle etichette.
E ancora:
“A Reggio Calabria, sotto la cenere c’è un grande fuoco pronto a esplodere. Certo è una passione che si deve saper gestire. Personalmente non sono d’accordo con chi sostiene che sia uguale ripartire dalla Promozione che dalla serie B. L’importante è farla in maniera seria”.
Chi non legge il chiaro messaggio di quest’ultima affermazione che, a mio avviso, riguarda anche il suo futuro, davvero fa finta di non capire.
Così parlo Matteo, distante anni luce da quelle gazzarre a cui siamo stati costretti ad assistere. Parole che lasciano il segno, messaggi che non possono passare senza suscitare una profonda riflessione.
DFoto Maurizio Polimeni