VORREI MA NON POSSO
Secondi in classifica dopo 20 giornate, nessuno ci avrebbe scommesso, forse nemmeno la nuova proprietà che a Giugno ha salvato un club che, a detta di Saladini, aveva debiti per 20 milioni di euro ereditati dalla gestione Gallo capace di accumulare questo passivo in 3 anni e mezzo di gestione.
“la nostra gestione di è fatta carico di oltre 20 milioni di debiti pregressi per evitare di mettere in difficoltà fornitori e lavoratori che non percepivano compensi già da tempo”
Il 16 Dicembre scorso il patron Saladini annuncia:
“Dopo aver salvato la società, che era pressoché ormai fallita per anni di gestione malsana, mercoledì (14 Dicembre n.d.r.) è stato depositato presso il Tribunale di Reggio Calabria il ricorso per l’accordo di ristrutturazione del debito relativo alle stagioni precedenti. Stiamo eseguendo tutte le procedure che si applicano in questi casi per chiudere definitivamente col passato e concentrare le nostre risorse sullo sviluppo futuro”.
Questo annuncio di Saladini paradossalmente è importante tanto quanto il salvataggio in extremis del club avvenuto a Giugno, o meglio, per chi non avesse bene inteso le parole del patron, Saladini non è arrivato con un camion pieno di soldoni azzerando un debito che avrebbe scoraggiato chiunque ad avvicinarsi al club, ma ha garantito la prosecuzione della vita dello stesso (passaggio fondamentale) cercando poi, anche dopo aver accertato l’entità debitoria che cresceva giorno dopo giorno, di trovare una soluzione assolutamente legale e non sanguinosa che portasse la Reggina a sanare nel tempo e magari con un esborso meno pesante la situazione finanziaria.
Evidentemente una strategia più che condivisibile per chi è cosciente che il calcio, almeno alle nostre latitudini, non è fatto da sceicchi che vengono a distribuire soldi come noccioline.
Proprio dalle dichiarazioni di Saladini a CF si sarebbe dovuto comprendere che la Reggina a Giugno era un morto in attesa della data del funerale e un morto, seppur miracolato, non può tornare subito a correre come se nulla fosse successo senza aver fatto prima un percorso di riabilitazione.
Fin qui si sono bruciate le tappe, ricordando che l’idea di partenza era di allestire una squadra giovane riconfermabdo Stellone con costi di gestione evidentemente di gran lunga inferiori agli attuali.
Il programma triennale è stato ben ponderato, probabilmente già all’atto dell’acquisizione del club, anche e soprattutto alla luce del risanamento e della sua organizzazione. Naturalmente la strada maestra resta quella di passare dalla porta principale ovvero ricapitalizzare e sanare il club piuttosto che percorrere una via impervia e non scontata, ma fin da subito la direzione è stata chiara. Forse però nessuno si aspettava che la squadra ottenesse simili risultati (e viva Dio per questo). Quando sei lì te la vuoi e te la devi giocare fino in fondo e per farlo ti servirebbe qualche arma in più. Lo sa Saladini, lo sa Cardona, lo sa Taibi e lo sa soprattutto Inzaghi che non ci sta a perdere nemmeno a rubamazzo.
Ma se hai presentato un ricorso per la ristrutturazione del debito, che tra l’altro ha bloccato ogni istanza di fallimento già presentata o in procinto di esserlo, implicitamente dichiari di non poter far fronte nell’immediato alla mole debitoria che in gran parte è verso lerario, ergo non puoi investire sul mercato, aumentando il monte ingaggi e acquistando cartellini se chiedi di ristrutturare il debito a meno che non sia in grado di allineare economicamente entrate ed uscite con una strategia da fuoriclasse.
Se il ricorso verrà accolto dal tribunale, come molto probabilmente avverrà, lo sapremo entro il 14 Aprile e i precedenti ci fanno pensare che il tribunale, di fronte a un possibile fallimento, concede lo stralcio del debito verso l’orario fino al 90% (recupero ciò che è possibile piuttosto che nulla).
La Reggina non può fare un mercato economicamente dispendioso. Lo ha fatto intendere in 2 occasioni il direttore sportivo ma, senza nulla togliere a Taibi, sarebbe stato meglio che a parlare fosse il presidente per quella trasparenza che vuole essere il marchio di fabbrica di questa società.
Indispensabile quindi recuperare quei calciatori, Santander e Obi su tutti, che possono risultare i veri rinforzi per il resto del campionato e valorizzare una rosa che ha fatto molto bene nel girone di andata.
P. S.: tutto ciò è maturato all’inizio di questa sessione di questo mercato in cui la società davvero avrebbe voluto puntare a nomi di rilievo per rinforzare ulteriormente la squadra. Ergo i giornalisti (nazionali e locali) non sono impazziti quando scrivevano dei vari Sirigu, Coda, Forte ecc., ma sono nomi sondati inizialmente per poi essere forzatamente messi da parte.
Il futuro è tutto da scrivere.