DENTRO O FUORI
12 e 13 Giugno: due date che per i tifosi amaranto è per la città di Reggio Calabria significano tanto, hanno segnato la storia di un popolo perché chi conosce la storia di questa città sa che la Reggina ha segnato momenti di grande significato come la promozione in B nel mezzo di una guerra di mafia che lasciava per strada un morto ogni 3 giorni e quando nel 1999 e nel 2002 ha portato al tavolo delle grandi Reggio Calabria quando il campionato italiano era il più bello del mondo.
Solo gli stolti non comprendono che la storia va sempre ricordata e celebrata per poter guardare al futuro, quel futuro che, per la Reggina, si decide tra oggi e domani.
Forse non a tutti è chiaro: una firma significa salvezza e continuare a scrivere quella storia, una rinuncia significa spazzare via tutto, anche il nome Reggina, e ricominciare (forse) dai dilettanti.
Le riflessioni del possibile nuovo proprietario sono più che legittime vista la situazione venutasi a creare. C’è un rischio d’impresa elevato inutile nascondersi. Servono coraggio, forse un po’ di follia ma soprattutto servono garanzie e non dei tifosi. Quelli ci sono sempre stati e ci saranno in numero maggiore o minore in base all’andamento della squadra. Reggio Calabria può fare 15000 come 3000 ma ha un potenziale importante. Piuttosto serve un aiuto (che sembra ci sia) di realtà economiche territoriali e nonché supportino con accordi di sponsorizzazioni o collaborazione la società ma soprattutto servono istituzioni capaci di mettere sul tavolo le potenzialità strutturali ma con i fatti e non con i proclami. Sant’Agata e Granillo sono due priorità er una società che vuole automantenersi. Rivedere in termini di durata e opportunità il contratto del Sant’Agata e (finalmente) mettere a bando lo stadio Granillo per poter realizzare qualcosa che Foti auspicava già 15 anni fa.
Le targhe, le onorificenze servono solo a fare pubblicità al politico di turno ma non alla causa.
L’ultima chiamata, l’ultima notte di riflessione e, comunque vada (speriamo ci sia la firma), ognuno di noi capisca una volta per tutte che la Reggina va amata non per gli uomini, a prescindere dal loro ruolo, ma perché rappresenta un sentimento, la passione di un popolo. Torniamo ad essere quel popolo che ha girato l’Italia ma con umiltà, che non significa inferiorità, che ha amato questi colori senza adulare tizio o caio, senza cercare di trarne profitto.
Prima di decidere se firmare o meno, facciamo leggere al potenziale proprietario qualche pagina della nostra storia: da lì dobbiamo ripartire, da quella Reggina espressione di un popolo intero e, di grazia, via i mercanti dal tempio.