CHI NON È DI REGGIO NON LO SA
Quanto è bello andare a cercare nell’album dei ricordi un inizio campionato così positivo.
Meglio del 1994/95, quando i punti alla settima giornata erano 12 e dietro solo alla Reggina dei record che, in C2 nel 1983/84, conquistò ben 8 vittorie nelle prime otto giornate e addirittura 12 vittorie consecutive in casa. Una vita fa o quasi, insomma.
Avevamo rivendicato il diritto a sognare, il diritto di credere che la passione potesse tornare prepotentemente. Tutto ciò è diventato realtà in poco tempo, ma, mentre fino a Maggio e al playoff contro il Monopoli era solo suggestione, un impeto di rabbia dopo anni di delusione, adesso la suggestione è diventata consapevolezza.
Aver atteso con determinazione Toscano, anche quando i giorni passavano e la firma non poteva arrivare è stata la scelta più importante.
Il condottiero (così è stato soprannominato a Terni) ha preso sulle spalle la squadra, ha indicato buona parte dei calciatori da prendere e, in 7 giornate, lì ha già utilizzati tutti tranne Farroni (impiegato in Coppa Italia).
Per Mimmo questa è la sfida della vita, dove, da profeti in patria, hanno fallito in tanti.
E poi un uomo che in questo momento è forse il simbolo della squadra: SIMONE CORAZZA, 5 gol (più 1 ingiustamente annullato) in 7 partite, uno in meno di sua maestà Alfredo Aglietti nel 1994 95. Un acquisto di quelli che non fanno rumore, suscitano perplessità per i due gravi infortuni subiti al ginocchio. Invece, la qualità e la grande voglia di riscatto stanno facendo la differenza. Corazza è sempre lì dove arriverà il pallone e non può essere un caso. Ieri è successo per ben 2 volte.
E infine la grande possibilità di scegliere: due giocatori per ogni ruolo, scelta che aveva lasciato dubbi.
Come si fa a gestire lo spogliatoio così? Oggi questa scelta è più che mai vincente vista la sequenza di infortuni dovuti forse anche al grande impegno e al sacrificio che richiede Toscano.
Non mi pare che abbiamo giocato una partita con tutti gli effettivi disponibili, ma chi se n’è accorto?
Andiamo avanti così, partita dopo partita, guardando furtivamente la classifica e respirando l’ebbrezza delle alte vette e continuando a sognare, perché chi non è di Reggio non lo sa.
Foto Maurizio Polimeni