LA SETTIMANA CHE CAMBIÒ REGGIO
12 Giugno 1988: una data storica per Reggio Calabria torna Giovanni Paolo II tutta Reggio lo aspetta, ma che succede? Uno strano scherzo del destino vuole che l’appendice del campionato di C1 veda la Reggina impegnata al “Curi” di Perugia per provare la risalita in B dopo 14 lunghi anni.
Il Papa capirà, la Reggina (anche se con una g in più) per tutti noi è la mamma e la mamma non si può lasciare sola nel momento più importante, la devi sostenere, sospingere stargli accanto ed allora la mobilitazione popolare è incontenibile. Fu una settimana di passione cominciata il 5 Giugno subito dopo lo 0-0 di Brindisi.
Treni, aerei, auto, ogni mezzo è buono per raggiungere l’Umbria.
La macchina organizzativa lavora giorno e notte, la richiesta è incredibile e parliamo solo dei tifosi in partenza da Reggio per il capoluogo umbro. Si uniranno migliaia di Reggini provenienti da tutta Italia e non solo.
20.000 tifosi che seguono una squadra di C1 forse non si era mai visto; così tanti che non basterebbe lo stadio Comunale a contenerli.
Un amore viscerale, un legame indissolubile quello tra Reggio e la sua Reggina.
7 treni speciali al costo di 20.000 delle vecchie lire stipati oltre la capienza, gente che dorme nei corridoi, o veglia perché non vuole perdersi nemmeno un secondo di quel capitolo di storia reggina.
Una macchia amaranto enorme che si muove da ogni parte d’Italia e che, con orgoglio, alla domanda “Ma chi siete Reggiana?” risponde: “NO! Noi siamo la REGGINA!”.
Il bellissimo parco che circonda lo stadio “Renato Curi” è la sede del banchetto amaranto; sembra quasi una Pasquetta fuori stagione, perché il tifoso amaranto in trasferta non rinuncia alle specialità culinarie della domenica reggina, dalla parmigiana, alle lasagne, alle conserve perché questo è il modo di santificare la festa, la nostra festa.
20,000 amaranto contro 800 viola smarriti con leoni e scritta B in dei cartelli con il leone che si confondono con le centinaia di vessilli amaranto.
Scusaci Santo Padre c’è scritto in uno dei tanti striscioni e poi quella Reggina vestita di bianco proprio come gli abiti del Pontefice, un caso, una fatalità, ma chi se la dimentica.
E poi la festa e quello striscione divenuto l’emblema del riscatto dopo 14 anni di purgatorio: “ERA URA CAZZU!”. La Reggina è tornata, l’orgoglio amaranto ha vinto e a chi ancora si ostina a chiedere:”Chi siete Reggiana?”, si può urlare con il filo di voce rimasta: “NO, NOI SIAMO LA REGGINA!”