29 AGOSTO 1999, UNA REGGINA AL COSPETTO DELLA SIGNORA
I festeggiamenti, iniziati il 13 Giugno, durarono a lungo, anzi forse non finirono mai.
In quella indimenticabile estate ogni occasione era buona per festeggiare, per celebrare l’evento che sarebbe dovuto durare per un breve anno e poi riportare la piccola Reggina lì dove le compete, tra i cadetti.
Le file per gli abbonamenti erano interminabili, tranne per quei coraggiosi tra cui io che, nella settimana prima di Pescara – Reggina 0-2, sottoscrissero il rinnovo agli stessi prezzi della stagione precedente, in mezzo allo scetticismo di buona parte della tifoseria.
“Non vonnu nchiari in serie A”.
Poi i calendari: Juventus – Reggina, un misto tra sogno e incubo dover incontrare la squadra con più scudetti.
E giù con i pronostici i cui anche i più ottimisti avrebbero sottoscritto una sconfitta onorevole con un paio di gol di scarto.
Sarà festa lo stesso. La società bianconera ci dà il benvenuto con un biglietto per il settore ospiti a cifre esorbitanti, ma rinunciare all’esordio in serie A della Reggina è impossibile.
Le squadre entrano in campo, Giacchetta accanto a Del Piero ci viene da sorridere, quasi un sogno dal quale nessuno vuole svegliarsi.
Inizia l’incontro e giuro che la velocità con cui quei marziani fanno girare il pallone è incredibile.
Resistiamo mezz’ora fino a quando Brevi sbaglia un appoggio e Zidane serve Inzaghi, sempre sul filo del fuorigioco, che batte Orlandoni.
Termina del primo tempo, siamo sotto solo di un gol e subiamo il lancio di oggetti dei tifosi locali con relativi insulti razzisti,ma per fortuna si riprende e, dopo soli due minuti c’è un calcio d’angolo per noi proprio sotto il settore occupato dai tifosi amaranto.
Batte Baronio, svetta Kallon. Incredibile abbiamo segnato alla signora.
Siamo in parità e al 63′ fa il suo ingresso in campo il simbolo, la bandiera : MAURIZIO POLI.
La partita per noi potrebbe finire qui, ma si va avanti. Espulso Bernini la Juve colpisce i legni attacca ma non sfonda, fino al fischio finale.
Ci abbracciamo increduli abbiamo fermato la Juventus e Giacchetta guida il plotone amaranto sotto il settore indossando la maglia di Del Piero con il numero 10 ben visibile sul davanti.
L’orgoglio di una città, di una appartenenza, di essere lì contro una squadra ultramiliardaria a giocare, a competere con la forza di un popolo, con n la forza dei sogni.
L’orgoglio di essere AMARANTO!