LUCA GALLO 2.0
Ne è passata di acqua sotto i ponti dalla conferenza del Gennaio 2019, quando Luca Gallo si presentò alla città, ad oggi e soprattutto c’è stato (e c’è ancora) di mezzo una pandemia che, di fatto, ha sconvolto gli equilibri economici in ogni settore.
Non fa eccezione il calcio, in cui la crisi ha colpito piccoli e grandi, salvo rare eccezioni. La Reggina non è esente, tutt’altro, e paga, oltre ad un anno e mezzo di mancati incassi da stadio e riduzione delle sponsorizzazioni, anche i fardelli di contratti onerosi di giocatori che, al momento di dover cambiare casacca, fanno fatica a trovare squadre che garantiscano condizioni quantomeno simili.
Ed allora ci si ritrova a dover incentivare il calciatore affinché accetti contratti meno importanti o, ancor peggio, rischiare di tenerlo pagandolo a vuoto.
La situazione, che non riguarda evidentemente solo la Reggina, comporta un sacrificio economico importante a fronte di un mercato povero che non offre possibilità di monetizzare attraverso cessioni e un settore giovanile che non decolla.
I mancati incassi da stadio (la Reggina in C andava ad una media di quasi 100.000 € a partita) hanno comunque privato la società amaranto di una somma importante se ci si aggiunge anche la conseguente riduzione degli sponsor da cartellone.
Da qui la scelta, a mio avviso poco oculata, dei prezzi dei biglietti (soprattutto delle due tribune), e la richiesta – appello ai tifosi del presidente.
È la prima volta in quasi 3 anni che Gallo sente il bisogno di chiedere alla gente di venire allo stadio. Non era mai servito prima; il pubblico ha sempre risposto in gran numero tanto da occupare dopo molti anni anche la curva nord contro il Monopoli.
Oggi il presidente si rende conto che, dopo aver dato tanto (ed è giusto sottolinearlo), è il momento di chiedere un aiuto per non finire risucchiati in un vortice pericoloso. Anche la parentesi sugli sponsor è abbastanza chiara.
Sembra evidente che Gallo si aspettasse di più dal territorio che però non offre granché dal punto di vista commerciale, a maggior ragione in questo periodo.
Personalmente questo Luca Gallo mi piace più del precedente, forse meno superuomo, meno onnipotente, ma più umano, forse leggermente più reggino, cioè con la capacità (e la dignità) di affrontare situazioni mai facili anche e soprattutto con la forza delle idee e la voglia di arrivare. Ci abbiamo costruito anni di successi partendo da questi presupposti.
Non è più il calcio dei presidenti che danno fondo alle proprie risorse, è il calcio azienda che tanto faceva incazzare i tifosi ai tempi di Foti.
Eppure il buon Lillo, croce e delizia, non sbagliava. Oggi una società non può fermarsi solo al risultato sportivo, l’Inter piuttosto che il Barcellona ne sono un esempio, ma ne avremmo a decine.
Una società di calcio deve essere in grado di creare una rete che coinvolga il pubblico di tutto il mondo e lo fidelizzi, che avvicini le aziende. Ma, mentre per il primo fattore (il pubblico), anche in un periodo in cui la presenza allo stadio è quantomeno ridotta se non nulla, i mezzi per mantenere il contatto sono numerosi, per le aziende sopravvissute il discorso è diverso. Difficile trovare chi intende investire nel calcio a maggior ragione in un periodo con poche certezze; difficile ma non impossibile con un lavoro importante da parte di chi propone.
Sta di fatto che con i soli introiti dei diritti televisivi, del minutaggio dei giovani e poco altro non si possono coltivare ambizioni, o meglio andrebbe studiata per il futuro una strategia diversa (vedi Cittadella) in cui si vada alla ricerca, anche nei campionati minori, dei prospetti più interessanti e di giovani che possano creare salvifiche plusvalenze. Prendere giocatori con lauti e magari lunghi contratti è ormai un rischio a tutti gli effetti e non solo per la Reggina.
Tornando al presidente, nel suo intervento ha lanciato un appello. Domenica sapremo se è stato accolto dai tifosi o se magari qualcosa va rivista. Intanto, per fortuna, il campionato riparte e sulla giostra ci siamo anche noi.