LA VILTÀ NON HA COLORI
Quel che è successo ieri a Soverato non ha nulla a che fare con il calcio inteso come gioco, ma crediamo nemmeno col mondo ultras. Indossare una sciarpa non significa necessariamente fare parte di un gruppo.
Aggredire una persona è un gesto vile di alcuni individui che non ha alcuna giustificazione, semmai la violenza possa mai essere motivata.
I rapporti tra le due tifoserie si sono deteriorati ormai da qualche anno e i social hanno contribuito a creare un clima che va ben oltre la goliardia e lo sfottò. Purtroppo per alcuni la tastiera è diventata lo sfogo, una zona franca che ti consente di scrivere di tutto, tanto al massimo ti prendi una sospensione o crei un altro account. In questo clima irreale creato dal virtuale vengono fuori gli “eroi” di turno che pensano di poter assalire una persona per il solo fatto che indossi una maglietta celebrativa. Non ci pare che il ragazzo abbia fatto nulla per provocare nessuno, ma la violenza gratuita non è accettabile a prescindere.
I teppistelli da spiaggia non sono ultras, sono esclusivamente soggetti che vanno identificati e giudicati per come meritano.
È altresì un errore generalizzare additando la città di Catanzaro e i Catanzaresi come colpevoli dell’accaduto. A Catanzaro, così come a Reggio Calabria e ovunque ci sono persone civili, così come gente con poco cervello.
La rivalità sportiva e politica sono altra cosa!
Detto ciò ci saremmo comunque aspettati, oltre alla visita del figlio del presidente alla vittima dell’agguato, un comunicato di condanna della società Catanzaro, semplicemente per mettere in chiaro la differenza tra la rivalità e la stupidità, ma il tempo ancora c’è.
Per fortuna, ed è la cosa più importante, Filippo sta bene, il resto ci serva per riflettere senza sparare nel mucchio.