IL BENE SUPREMO
Negli ultimi mesi, da quando la squadra si è tirata fuori dalle sabbie mobili, di calcio se n’è parlato molto poco, a dire il vero non è che prima il rettangolo verde fosse il protagonista principale.
Com’è consuetudine in questa città le fazioni hanno prevalso su tutto il resto, perfino su alcune verità inconfutabili. Abbiamo, ancora una volta, perso di vista il bene comune, il bene supremo per combattere la più stupida delle battaglie solo per poter sventolare la bandiera dell’ “u riciva jeu, viri chi aviva ragiuni?”. E ancora una volta siamo rimasti con un pugno di mosche in mano con un presente nebuloso e un futuro tutto da decifrare.
Dopo il 2015 e la fine della Reggina Calcio chi è stato alla guida del sodalizio amaranto ha spostato spesso e volentieri l’attenzione su di sé cosa che anche Foti faceva a volte ma non per il culto dell’ego, piuttosto per raccogliere la contestazione e schermare il gruppo squadra.
Nella prima delle due gestioni vissuta sotto un ossessivo abbiamo salvato il calcio a Reggio, si è toccati il fondo della popolarità con gli 81 paganti della partita contro il Trapani segno di una disaffezione della gente. Con Gallo, l’approccio spettacolare e l’inizio scoppiettante con il salvataggio di un club nel baratro ha ridato entusiasmo ad una città piegata su sé stessa che si entusiasma per un pullman o fa il tutto esaurito per l’apertura di uno store. Di certo Gallo (non siamo noi a dover giudicare come) ha ridato dignità ad una squadra e una società. Il marchio, il Sant’Agata con relativi lavori e soprattutto una promozione in B dopo meno di 2 anni sono fatti inconfutabili. I 15000 e passa del Granillo però si sono dispersi e non solo a causa del Covid che si certo ha fatto la sua parte, ma anche è secondo noi soprattutto a causa di tutto ciò che si è creato intorno. Troppi pettegolezzi, troppe parole e di certo non sul fatto tecnico, troppi schieramenti, amici ed amici degli amici. C’è chi si è affannato per procurarsi un posto sicuro (almeno credeva) vedendo in Gallo un benefattore, c’è chi troppo presto ne ha fatto un’icona al pari della Vergine della Consolazione (ci perdoni la Madonna patrona della città). La Reggina, come fatto tecnico e popolare, è finita in secondo piano, proprietà di una società a dire il vero poco organizzata (vedi la collezione di DG), di una comunicazione privatizzata da una tv tematica ben lontana dal concetto reale di emittenti di questo tipo che, di certo, non nascono per andare in concorrenza col resto della stampa ma, semmai, per supportare ed essere un punto di riferimento per TUTTI, per celebrare oltre un secolo di storia, per portare a tutti i tifosi sparsi nel mondo il pianeta Reggina ogni giorno, cosa quasi mai successa.
Ci siamo così piegati di fronte al personaggio che due punti di penalizzazione sono stati accolti come un successo, che la libertà di opinione e di critica veniva etichettata come gesto di un nemico della Reggina.
Abbiamo nuovamente perso di vista il bene comune, l’unico bene, per prostrarci di fronte al signore di turno. Normale che al Granillo non si sono mai superate le 7000 unità, nemmeno quando la squadra si trovava lassù in classifica.
Reggio Calabria ha perso ancora una volta la passione, quel desiderio di vivere la partita che c’è sempre stato a prescindere da orari e giorni improponibili. Reggio si è nuovamente piegata su se stessa in tutti i campi. Tutto diventa triste normalità, dalle buche (basta conoscerle per evitarle), allo stato di abbandono di tantissime opere pubbliche (anche sportive). La Reggina, per tanti decenni al centro della vita cittadina, rientra in questo scenario di scarso interesse, di oggetto di discussione da social nulla più.
Siamo in un momento di svolta, sospesi tra un nuovo futuro o un nuovo fallimento. Noi, che il fallimento l’abbiamo vissuto di persona, non vorremmo rivivere quei momenti. In ogni caso, qualsiasi sia il destino, se non si torna a mettere al centro il bene supremo non ci sarà futuro, se il nome del presidente è più importante della Reggina stessa avremo di nuovo sbagliato tutto.
In mezzo a tutti i soloni che fanno sfoggio della loro sapienza e lungimiranza e che avevano previsto tutto noi, che per scelta siamo rimasti a lungo in silenzio non potendo parlare di calcio (importava poco o nulla ai più) diciamo solo umilmente ma con decisione: FORZA REGGINA!