REGGIO, LOTTARE, SOFFRIRE, VINCERE
Un tranquillo week end di paura era il titolo di un film dei primi anni ’70.
Viola sabato e Reggina domenica ci hanno fatto vivere una due giorni alla fine trionfale, ma piena di sofferenza. Due vittorie al fotofinish che dimostrano la capacità di soffrire per poi uscire dalla lotta con la bandiera al vento.
Questa caratteristica ha accompagnato la Viola per l’intera stagione ma anche la Reggina di Cevoli, molto più calata nella realtà della terza serie rispetto a quella forse troppo presuntuosa di Drago.
Due vittorie che rispecchiano le caratteristiche di una città che ha dovuto sempre lottare per ottenere ciò che le spetta.
Chiamatela mentalità provinciale, ma ditelo con orgoglio. D’altronde ciò che chiediamo a chi indossa la maglia amaranto o la canotta neroarancio è di onorare la divisa che porta, la storia di due grandi club e di una città che nello sport ha sempre trovato quel veicolo di riscatto da tante troppe delusioni subite.
Senza per forza tornare con la mente a 15 – 20 anni fa quando eravamo nell’elite del calcio e del basket italiano, la speranza è che, sia al Granillo dove qualcosa si è già iniziato a vedere, che al Pala Calafiore, si ricrei quel connubio tra squadra e pubblico, condizione indispensabile per le grandi imprese.
Reggina e Viola e non vogliamo fare un paragone blasfemo, insieme ai Bronzi, rappresentano e devono continuare ad essere l’emblema di questa città.